lunedì 8 settembre 2008

Comunicato tifosi

Comunicato del gruppo "BRESCIA1911" pubblicato sul loro sito www.brescia1911curvanord.net


Vogliamo solo chiarezza e…
un’altra dirigenza!
In ogni modo, ma senza di loro… Francamente riflettiamo!
Secondo coscienza, da sempre denunciamo il grande limite umano e strutturale della società
presieduta da Gino Corioni.
Una società irrazionale, in costante ritardo rispetto ai ritmi incalzanti del calcio di oggi e senza
un minimo progetto.
Una realtà edulcorata e mistificata ad arte (come solo nell’Italia pallonara è concesso fare), per
meglio illudere noi poveri idealisti.
Un’azienda sull’orlo di un fallimento totale.
Una situazione questa che naturalmente si ripercuote sull’intera comunità di tifosi bresciani
(checché se ne dica, la più numerosa in assoluto di tutta la Penisola, sebbene in molti siano
destinati o, peggio ancora, “costretti” a tifare le maglie a strisce).
Un disastro annunciato, che parte da molto, molto lontano.
Tutto ciò infatti si era intuito già in passato (da lì nascevano le nostre critiche più amare, rivolte
non solamente al presidente, bensì a tutto il suo entourage).
E se da una parte ci ha sempre incoraggiato il mancato allineamento (più per incapacità che per
altro) del Brescia Calcio a quelli che sembrano ormai essere i parametri e le logiche del calcio
moderno, dall’altra ci ritroviamo oggi a fare i conti con una situazione da non credere, senza
ogni ombra di dubbio frutto di alcuni dirigenti - oltremodo - dilettanti (per usare un eufemismo)
e sfrontati.
Gli stessi che - nell’arco di un decennio - hanno portato la società a un tracollo umano e
finanziario.
Per questo, vogliamo esprimere alcuni concetti ormai condivisi da molti e - crediamo - non più
in discussione:
- non è un segreto che il Brescia Calcio fosse già in gravi difficoltà economiche fin dall’anno
scorso, sebbene in tanti abbiano fatto finta di nulla, complice una promozione anche più
clamorosa di questa recente debacle;
- (infatti) una società non si trasforma di colpo e - soprattutto - in maniera casuale in una
materia informe, senza forza, senza scopo (se non quello di prendere tempo per vivere di
speranze), senza costrutto, senza - appunto - un progetto serio e duraturo nel tempo (non è un
caso se nell’anno del Centenario si sono spesi più tempo ed energie per promuovere una Maglia
che - oltretutto - non appartiene nemmeno alla storia del Brescia e una linea di profumi e
lingerie).
- il Brescia Calcio ha subito un’involuzione - prima graduale e poi decisiva - sotto gli occhi
di tanti, se non di tutti, senza che nessuno però facesse poi molto per impedirlo (si poteva
quantomeno tentare di arginare lo strapotere dei parenti e dei conoscenti);
- (infatti) i motivi di questo disastro senza precedenti sono molti, ma i principali (e sfidiamo
chiunque a negarlo) sono quelli sopraccitati: dirigenti incapaci, arroganti e… ciciarù (per dirla
alla bresciana), gli stessi che non solo presiedono tuttora - e nonostante tutto - le posizioni di
maggiore responsabilità all’interno della società stessa, ma verrebbero anche “promossi”
nell’eventualità in cui il massimo esponente della società dovesse passare la mano;
- (infatti) diversamente da una qualsiasi società a scopo di lucro, il Brescia Calcio non
“inchioda” e - magari - allontana chi l’ha devastata e ridotta a una vera e propria macchietta, ma
addirittura ne promuove i ranghi come se nulla fosse;
- (infatti) lontano da qualsiasi ragionamento che possa apparire sensato, la società continua a
peccare di nepotismo e a puntare sui propri discendenti, ignorando bellamente alcuni fattori
determinanti. Ad esempio, l’uomo delegato agli acquisti e alle cessioni (il genero del
presidente, per intenderci), a Brescia - non a caso - non gode più di nessuna credibilità e
nemmeno simpatia, essendo stato fra gli artefici principali di tale disfatta (ciò nonostante, fino a
ieri molti gli hanno attribuito riconoscimenti immeritati e gratuiti), come lui stesso ammette con
un candore disarmante e un senso di responsabilità molto accademico. Per quanto riguarda il
resto della famiglia, stendiamo un velo pietoso;
- subito dopo il tracollo sportivo e alla vigilia di un incontro fra potenziali “benefattori”, la
società tocca il fondo annunciando - tramite la bocca del suo massimo rappresentante - il nome
del consulente/“esperto” (il sopraccitato Gianluca Nani) incaricato a svendere i giocatori in
“esubero”, quelli cioè che hanno ancora un significato per il nostro futuro, un briciolo di valore
per il buon nome della società stessa e - soprattutto - un mercato (dal quale ne deriva una
conseguente e congrua percentuale di guadagno destinata a chiunque sottoscriva la cessione, o
meglio, l’affair).
Oggi, mentre noi continuiamo a chiederci se davvero sia così difficile emulare realtà ormai
consolidate come il Chievo, il Catania, l’Udinese, lo stesso Parma, società e “piazze” con storia
e potenzialità per certi versi anche minori rispetto alla nostra, si parla sempre più spesso delle
cause di questa recente debacle: giocatori spesso non necessari, comprati con troppa facilità e di
solito a caro prezzo (sebbene - in alcuni casi - potessero essere “acquisiti” addirittura a
parametro zero); atleti - per molte ragioni - “fuori ruolo”, quindi inutili alla causa comune;
calciatori accantonati e poi svenduti; ingaggi spropositati; mercato di riparazione fallimentare;
ecc.
Operazioni solo apparentemente irrazionali, dalle quali però qualcuno ha tratto parecchio
vantaggio, avendo da sempre una cospicua percentuale su acquisti, cessioni e ingaggi
(indovinate chi?).
Purtroppo, i tifosi tutto questo l’hanno subito per anni, digerendolo anche grazie a titoloni e
servizi ideali e fuorvianti, il più delle volte alimentati dalla società stessa.
Spesso si è fatto anche leva sullo spauracchio dell’infima categoria, dell’inevitabile fallimento,
della presunta mancanza di acquirenti, quasi che la famiglia Corioni fosse l’unica a poter
garantire un certo livello e una categoria dignitosa (i risultati ora sono tutti lì da vedere, come
del resto le ovvie risposte).
Per quanto ci riguarda, non ci ha mai turbato un’ipotetica retrocessione (e rispetto all’ultima ci
siamo arrabbiati per la maniera in cui è stata “raggiunta”). Da sempre però ci terrorizza il
pensiero di ripetere l’ennesima stagione sottotono e alla mercé di certi “luminari”, essendo stato
ampiamente dimostrato che gli interessi del Brescia vengono sempre secondi - o addirittura
terzi - rispetto alle effettive “opportunità” dei personaggi suddetti.
Neppure la lunga serie cadetta ci ha mai sconvolto (sebbene oggi sia diventata lo spettro di ciò
che fu), ma viste le premesse, il prossimo campionato rischia di diventare un calvario senza fine
e senza ragione.
Non ci impaurisce nemmeno l’idea di affrontare la serie “B” con i giovani della Primavera, se
questa ovviamente fosse una scelta precisa della società, e non una necessità impellente della
famiglia, improvvisata - fra l’altro - sui due piedi.
Per quanto riguarda il resto della tifoseria e della città, vogliamo ricordare a tutti quanto sia
azzardato restare alla finestra nella speranza di un salvatore imminente, soprattutto dopo le
recenti esperienze e quest’altra cocente retrocessione (l’ultima di una serie infinita, ma per
molti aspetti di gran lunga la più pesante, fosse solo per essere capitata in contemporaneità con
la promozione dei nostri “tanto amati” cugini), avvenuta anticipatamente e in maniera per
niente sorprendente, almeno dal punto di vista della gestione. Una retrocessione che ha portato
alla luce tutti i limiti della società e distorto ulteriormente la sua immagine, sempre meno
verosimile e - naturalmente - appetibile.
Sarebbe bello continuare a sognare, ma mai come in questo momento sono necessari piedi ben
piantati, obiettivi chiari e raziocinio: difficilmente un accorto imprenditore investirà
quaranta - o addirittura cinquanta - milioni di euro “semplicemente” per azzerare un
debito sempre più privato, e per rilevare una società ormai fantasma, sempre che non gli
sia garantita qualche tipo di speculazione (e a questo punto le preoccupazioni
potrebbero/dovrebbero essere anche maggiori e ripartibili sull’intera società bresciana!).
E se anche ci fosse qualcuno di così “incosciente”, il rischio concreto sarebbe comunque quello
di dover attendere anni per una doverosa, profonda - e sempre più necessaria - riorganizzazione
societaria, per nulla scontata (questo dipenderà molto dai reali propositi del potenziale
acquirente), ma piuttosto frenata e condizionata - logicamente - dal balzello iniziale.
Con la stessa chiarezza sopraccitata, vogliamo sottolineare come una strada alternativa a questa
maniera di gestire il Brescia Calcio ci sia sempre stata. La stessa che con ogni probabilità
saremo costretti a percorrere - seppur con un forte ritardo - nello stesso momento in cui gli
imprenditori, i politici, e le famigerate cordate - tornate oggi alla ribalta - si dovessero
dissolvere. Cosa che accadrà inevitabilmente non appena tutti loro si confronteranno con la
realtà dei fatti (parliamo logicamente dei debiti ufficiali e soprattutto di quelli ufficiosi, più
nascosti e mai dichiarati) e con le effettive intenzioni della famiglia Corioni,
“bresciadipendente” per necessità, più che per indole o passione.
Una società, la “nostra”, ormai lontanissima dai suoi sostenitori e paragonabile solamente a una
scatola cinese dalle mille incognite.
Fra l’altro, a causa di una politica dei prezzi popolari (ma non solo) assurda, imbarazzante e di
lunga data (e per una volta tanto Nani non c’entra, visto che strategie di questo tipo le
stabiliscono molto, molto più in basso!, sigh!), per un’eventuale cessione il Brescia Calcio non
potrà far leva nemmeno sulla passione dei tifosi biancoblu, se è vero che domenica col Catania,
nonostante tutto, al Rigamonti c’erano poco più di seimila tifosi (francamente, ora bisognerebbe
aprire una doverosa e complessa parentesi per spiegare i reali motivi della disaffezione e del
disincanto generale che ha colpito la nostra Piazza, anche perché noi ancora oggi ci rifiutiamo
di credere a certi impietosi dati).
Non è certo un caso se il Brescia quest’anno è retrocesso fra l’indifferenza generale (o
quasi).
Mai come in questo caso verrebbe perciò da dire: “…chi semina vento raccoglie tempesta! ”, se
non fosse che a rimetterci - più di tutti - ancora una volta saranno i tifosi del Brescia, noi in
particolar modo, vista la “malsana” abitudine di seguire la Leonessa in ogni dove e a
prescindere dalla categoria (lavoro, soldi, famiglia e tessera del tifoso permettendo,
chiaramente).
Oltretutto, noi non vogliamo il male di Corioni, bensì il bene del nostro amato Brescia.
E il bene della Leonessa non può che passare da una nuova direzione esecutiva, più
moderna e preparata, e questo a prescindere dal presidente e dal tipo di società.
Ci auguriamo perciò che sia fatta presto chiarezza e naturalmente tabula rasa, così da poterci
attivare nel tentativo di ridurre quantomeno ogni tipo di “gap” creatosi - più o meno - di recente
e in maniera indipendente dalla nostra volontà.
Logicamente, non abbiamo l’ambizione (e nemmeno la forza, se è per questo) di risolvere da
soli una situazione per certi versi drammatica.
Per questo ci rivolgiamo in particolar modo alla stampa bresciana, alle Istituzioni, ai tifosi tutti,
affinché le nostre ragioni e i nostri tentativi non rimangano isolati o - peggio ancora -
sconosciuti ai più.
Sebbene ci sia ancora molto da dire, terminiamo nel ribadire il nostro attaccamento alla Maglia
con la “V” sul petto, e sottolineando un concetto per noi fondamentale: in questa fase
estremamente delicata, ancora una volta tiferemo solo ed esclusivamente per la Leonessa,
questo a prescindere da ogni fattore e da ogni possibile acquirente.
Ovviamente, non staremo alla finestra aspettando il “principe azzurro”.
Per ultimo, vogliamo esprimere un pensiero diretto al Presidente: sappiamo non essere per
Corioni un buon momento, e non parliamo dell’aspetto sportivo; quindi, come sempre, dal
punto di vista umano gli siamo e gli saremo vicini.
Crediamo però sia giunto il momento di costruire qualcosa di diverso da quello propinato negli
ultimi anni dalla sua “allegorica” famiglia.
Per questo lo invitiamo fin da subito a trovare una soluzione ideale affinché non si disperda
ulteriormente il patrimonio sociale relativo alla storia del Brescia.
Se non vuole essere ricordato come il presidente della retrocessione nell’anno del Centenario, si
adoperi veramente - e finalmente - per il bene della città, della provincia e in particolar modo
della tifoseria tutta.
Restiamo a disposizione per portare nuove energie e soprattutto nuove idee per la causa
comune.
Perché noi c’eravamo, ci siamo e ci saremo, sempre!
Ultras Brescia 1911
La storia siamo noi tifosi…
Brescia 16/05/2011
P.S. Diciamo tutto ciò senza voler peccare di troppa presunzione; inoltre, pensiamo di non
offendere nessuno e di non pretendere troppo quando invochiamo una società trasparente, seria,
motivata, lungimirante, credibile, sensibile a tutti i propri tifosi, e naturalmente responsabile.
Sicuramente lo facciamo negli interessi di tutti.
D’altro canto, vorremmo molta più partecipazione, più intraprendenza e più attenzione da parte
della stampa, delle Istituzioni e - soprattutto - da parte della tifoseria bresciana.
Tutti sono infatti responsabili di quanto sta accadendo, anche noi, non dimentichiamolo.
Con l’indifferenza o - peggio ancora - la “sottomissione” si agevolano solamente le cattive
intenzioni di chi è senza scrupoli e cerca di arricchirsi sulla nostra pelle.
Il Brescia è patrimonio - e responsabilità - di tutti, mettiamocelo bene in testa.
Prima assimiliamo questo concetto, prima usciremo da questo inferno.