giovedì 26 maggio 2011

Stipendio da nababbi per Caracciolo e Diamanti

BRESCIA Cessione e rescissione sono le parole chiave in questi giorni in casa Brescia. Analizzando gli stipendi dei giocatori in organico, non è difficile comprenderne le ragioni. Il presidente Corioni ha conferito a Nani il mandato di vendere, incassando il più possibile e disfandosi dei contratti più onerosi, vale a dire quelli oltre i 250mila euro all'anno. I primi della lista partenti sono Caracciolo e Diamanti, i quali guadagnano circa 800mila euro netti. In via Bazoli confidano di riuscire a venderli bene, almeno per 10 milioni di euro. In seconda fila una serie di giocatori con i quali il Brescia sta discutendo (o lo farà nelle prossime settimane) la rescissione. Si tratta degli elementi over 30 dai quali il sodalizio biancoblù non può monetizzare attraverso la cessione. Interrotto con dodici mesi d'anticipo il rapporto con Sereni, l'obiettivo è fare lo stesso con Zanetti (circa 700mila euro l'anno), Zebina (500), Bega (400) e Cordova (300), a meno che non decidano di rimanere riducendosi drasticamente l'ingaggio. C'è poi il discorso legato ai legami più o meno pesanti di alcune rondinelle di rientro dai prestiti, come Martinez (300mila euro a stagione, scadenza nel 2012), Budel (ben 600mila sino al 2013), Feczesin (100mila, scadenza 2013) e De Maio (80mila, 2014). Al momento, soltanto gli ultimi due hanno chance di rimanere. Folta la pattuglia degli elementi che guadagnano meno di 300mila euro.
Molti comporranno il Brescia della prossima stagione, sempre che in via Bazoli non giungano offerte allettanti. I più appetiti sono Berardi, Hetemaj, Leali, Konè, Vass e Zambelli, che insieme guadagnano quanto Eder (700mila). Allargando l'orizzonte all'intera serie A, il più pagato è il milanista Ibrahimovic dall'alto dei suoi 9 milioni di euro netti a stagione. Seguono Eto'o (8) e Buffon (6), capostipiti di una frontiera retributiva che resta troppo elevata. In Italia il costo-lavoro incide per il 70% sui ricavi e di questo passo sarà difficile invertire la tendenza. Un'analisi del movimento calcistico italiano sotto il profilo economico e finanziario presentata ieri ed elaborata dalla Figc in collaborazione con l'agenzia Arel e PricewaterhouseCoopers, mostra come il sistema dei ricavi del calcio italiano è ancorato fortemente ai diritti televisivi, che rappresentano due terzi (65%) dei ricavi in Serie A, contro la metà in Premier League e un terzo della Liga spagnola (38%) e della Bundesliga (32%). Ecco perché in serie B il Brescia, con poco più di 4 milioni di provenienti dalle tv (a fronte dei circa 25 incassati nella stagione da poco conclusa) dovrà necessariamente ridimensionarsi. Quest'anno il monte ingaggi lordo dei soli calciatori biancoblù è stato di circa 14 milioni di euro: almeno dimezzarlo diventa un «must» in vista della prossima stagione.
Tratto da www.bresciaingol.com

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