sabato 18 giugno 2011

Corioni: 'Nessuno si e' fatto avanti, non posso piu' promettere la A'

OSPITALETTOAlle sue spalle una bandiera, sulla scrivania la maglietta del Centenario e un pallone dentro una coppa, al polso un braccialetto di tela con scritto «io tifo Brescia», sugli scaffali i dvd di giocatori che in passato ha portato o cercato di portare in biancoblù. Il microcosmo di Gino Corioni è a Ospitaletto, in un ufficio al secondo piano, dal quale si domina un panorama fatto di auto che sfrecciano sull'A4, ma anche di tanto verde che resta ai lati dell'autostrada. Sta per iniziare il campionato numero 22 da presidente del Brescia. E sarà una stagione molto diversa dalle altre. Da sofferenza, da lacrime e sangue. Almeno inizialmente, poi toccherà al campo - giudice supremo - decidere se il nuovo (obbligato) modo di fare calcio può portare comunque dei risultati.



Presidente, prima di tutto archiviamo l'amarissima retrocessione. Come si poteva evitarla? «È un vero peccato celebrare il Centenario con il ritorno in B. Un anno fa come oggi c'era grande entusiasmo, ma nella vita bisogna saper superare anche i momenti difficili. La nostra esistenza riserva più dispiaceri che gioie, ma se non li superi con ottimismo realistico non fai altro che rovinarti la vita». Quali errori sono stati commessi nell'ultimo campionato? «Errori gravissimi. Compresa quella a Bologna, ho fatto sei promozioni dalla B alla A. Vi sfido a trovare un altro presidente che ha fatto meglio in tutta Italia. Mai come quest'anno ho investito, sapendo che adesso il distacco tra A e B è enorme, eppure siamo retrocessi. Avrei potuto fare una squadra meno forte e risparmiare, ma volevo salvarmi. Non ce l'ho fatta ed è gravissimo. Per le nostre casse, anche perché non abbiamo lanciato nessun giovane nonostante la Primavera l'anno prima avesse fatto un eccellente campionato». Che colpe si dà? «Un presidente anche se non sbaglia ha l'obbligo di correggere gli errori dei suoi collaboratori. Non l'ho fatto, quindi è come se avessi sbagliato io». Che colpe ha Iachini? «Come facevo a non confermarlo dopo la promozione? Certo oggi non lo riconfermerei. Abbiamo perso troppi punti (21) tra primo e secondo tempo, significa che c'è stato un problema nella conduzione. Aveva tanti giocatori a disposizione, ma non li ha usati con competenza, astuzia e abilità. Mazzone con questa squadra si sarebbe salvato alla grande: avrebbe fatto 57 punti anziché 32. Le colpe sono state però anche della società che ha lasciato sbagliare Iachini e l'ha addirittura richiamato dopo averlo esonerato». Quando parla di società chi intende? «Io, Maifredi, Fabio, Nani...».



Al mercato di gennaio non si poteva fare meglio? «Abbiamo preso Zanetti che in quel momento era il miglior centrocampista italiano. Era rotto? I giocatori bisogna anche saperli allenare. Penso anche a uno come Zambelli. Non tutti sono uguali e devono allenarsi in un certo modo. Ricordate cosa faceva Mazzone con Baggio?». Nonostante il mandato a vendere la società (in toto o in parte) nessuno si è fatto realmente avanti... «Mi fecero vendere il Bologna dov'ero ben voluto da tutti. Luigi Lucchini, allora a capo degli industriali bresciani, un giorno mi disse: "vè via da Bologna, vè a Bresa a fà calcio, vè chè che fom ensema..."». Si è mai chiesto perché gli imprenditori bresciani non vogliono affiancarla o rilevarle il club? «Non lo so, non riesco a trovare una risposta. Io ho 74 anni, a 80 sarò rimbambito, a 85 probabilmente non ci sarò nemmeno più... Nessun imprenditore riesce a capire che se Brescia avesse un calcio di prima fascia ne guadagnerebbe tutta la provincia anche come immagine, turismo, sviluppo in generale. Non puoi fare grande calcio a Ospitaletto, Lumezzane, Desenzano o Salò. Il Chievo? È un quartiere di Verona, è una storia diversa... A Brescia abbiamo di tutto e di più a livello economico, ma non abbiamo ambizioni sportive. Per il passaggio di società si sono impegnate in prima fila personalità di spicco della nostra città eppure non siamo riusciti ad ottenere nulla».



Riusciamo a quantificare la situazione economica del Brescia, a quanto ammontano i debiti? «I debiti ci sono, ma sono minori del patrimonio che ha questo club. Se io riuscissi a tenere tutti i giovani bravi che abbiamo in rosa per 3-5 anni, entro questo lasso di tempo riuscirei anche a pagare tutti i debiti». Come cambierà la società? «Vogliamo puntare su gente nuova. Ci sarà una "sfamiliarizzazione", i miei parenti devono essere meno coinvolti. Ugo Calzoni avrà il ruolo di... aiutarci a sbagliare meno, mi farà fare quello che non sono riuscito a concretizzare in tutti questi anni. Gli unici imprenditori che finora mi hanno dato un aiuto concreto sono stati Luca Saleri e Livio Cavagna. Li ringrazio, ma non bastano». Sarà impossibile costruire un Brescia che punterà a tornare subito in serie A? «Negli anni scorsi ho perso 5 milioni a stagione fallendo l'obiettivo, adesso non posso più. Non posso più scegliere cosa fare, sono obbligato a impostare una squadra più giovane. Qualche giocatore più esperto rimarrà; vorrei riuscire a venderli tutti, ma non è materialmente possibile». Che mercato farete? «Non spenderemo un euro più di quanto entrerà. Per la prima volta da quando sono presidente non posso promettere la serie A. Puntiamo ad evitare la Lega Pro, se poi si realizza un miracolo magari saliamo lo stesso...». Nelle scorse settimane c'è stato il rischio che le «sfilassero» la società? «E chi me la sfila? Se uno lo fa, poi deve anche saper andare avanti. Quanto agli altri presidenti si scordino di prendermi per la gola acquistando giocatori sotto prezzo. Reagiremo anche a questo». La «piazza» come pensa assorbirà il ridimensionamento annunciato? «Non so che dire... Io faccio quello che posso. Spero che i tifosi stiano comunque vicini alla squadra».

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